venerdì 5 novembre 2010

Interessante leggere-2



La Certosa di Parma è uno dei due capolavori letterari di Henri Beyle (nome reale di Stendhal) che si pone quasi certamente come la massima espressione delromanticismo francese. L’opera è un romanzo a sfondo storico ambientato in Italia nei primi anni dell’ 800, a partire dalla campagna di Napoleone a Waterloo. Principale teatro del continuo evolversi degli eventi è l’Italia settentrionale, inizialmente nei pressi del lago di Como, quindi nella corte di Parma. Il protagonista, Fabrizio Valserra del Dongo, è un giovane discendente della dinastia dei del Dongo.Cresce vedendo purtroppo tutti gli sforzi del resto della famiglia nello sfoggiare finti benessere e nobiltà.In questo contesto familiare, con la totale assenza di affetto da parte del padre e del primogenito, intenti nelle loro occupazioni di spie austriache, Fabrizio vede crescere il suo interesse nelle imprese napoleoniche che lo portarono all’età di sedici anni a fuggire dalla sua tenuta di Grianta per servire l’Imperatore francese nella campagna di Waterloo. Qui il giovane protagonista scopre suo malgrado non l’aspetto onorevole e fascinoso della guerra, bensì la sua faccia più cruda e macabra. Purtroppo i suoi sogni di partecipare alla battaglia nell’esercito francese sembravano svanire a causa delle sue origini italiane e della mancanza di una certificazione che lo attestasse soldato.


Delitto e castigo fu pubblicato nel 1866 dallo scrittore russo Fëdor Dostoevskij - Raskolinikov, un giovane bello e povero, si reca da una vecchia usuraia per impegnare un orologio. Uscito, entra in una bettola e incontra Marmeladov, che ha per figlia Sonja, costretta a prostituirsi per mantenere la famiglia. Il giorno dopo Raskolinikov riceve una lettera della madre che lo informa dell'imminente matrimonio della sorella e del loro prossimo arrivo. Camminando per le vie della città Raskolinikov sente per caso una conversazione che lo mette al corrente del fatto che la vecchia usuraia si sarebbe trovata in casa da sola, allora progetta di ucciderla per derubarla. Mette in atto il suo piano, ma costretto ad uccidere anche la sorella della vecchia, rientrata prima del previsto. Nasconde il malloppo in un cortile, ma tornato a casa si rende conto di non stare bene. Infatti si ammala, ma l'amico di università azumichin gli sta vicino durante la malattia, ma non sapendo che essa è dovuta al rimorso, si mette a raccontargli il delitto avvenuto, e Raskolinikov sta sempre peggio. Arrivano la madre e la sorella, e Raskolinikov dice a loro di non essere d'accordo sul matrimonio. Il rimorso lo perseguita, e decide di recarsi alla polizia per incolparsi del delitto. Ma lungo la strada trova ferito Marmeladov, travolto da una carrozza. Lo porta a casa, dove incontra sua sorella  che  gli presenta il fidanzato Razumichin , ma Raskolinikov riesce a smascherarlo davanti a tutti come un poco di buono. Poi va a trovare Sonja, e sta per confessarle il suo delitto, ma alla fine decide di non farlo. Ma la loro conversazione interrotta viene ascoltata da un vicino. Nel frattempo, un certo Nikolaj che la sera del delitto in quella casa, si accusa del delitto. L'ex fidanzato di Sonja vuole vendicarsi e riconquistare la sorella di Raskolinikov , e cerca di incastrare Sonja facendola passare per una ladra, tentando di insinuare che Raskolinikov frequenta gente di quel tipo. Raskolinikov torna da Sonja e le confessa di aver ucciso la vecchia; il vicino sente tutto e si prepara ad agire contro Raskolinikov. Pochi giorni dopo la madre di Sonja, da tempo malata di tisi, muore, e in quella occasione il vicino di Sonja si avvicina a Raskolinikov  e gli dice che lui sa tutto. L'investigatore a cui è stato assegnato il casoè convinto che sia stato  Raskolinikov ad uccidere, e lo spinge a costituirsi. Il vicino va dalla sorella di Raskolinikov  e le racconta del delitto di suo fratello, ma se ne pente, e dati tutti i suoi soldi a Sonja, si uccide. Raskolinikov decide di costituirsi e va in Siberia a scontare la pena, seguito da Sonja. Riceve delle lettere che gli comunicano il matrimonio tra sua sorella e l'amico Razumichin, e la morte della madre a causa della lontananza di Raskolinikov. Raskolinikov si ammala per il rimorso di tutte le sue azioni ignobili, e vorrebbe abbandonare tutto e morire, ma improvvisamente si rende conto di amare Sonja e si riprende.


Mastro Don Gesualdo, pubblicato nel 1889, è uno tra i più conosciuti romanzi di Giovanni Verga. Narra la vicenda dell'omonimo protagonista, ed è ambientato a Vizzini, in Sicilia, nella prima metà dell'Ottocento in periodo risorgimentale.
La vicenda ha inizio con l'incendio nel palazzo dei Trao, annunciato dal suono delle campane. I paesani accorrono in aiuto e fra loro fa la sua comparsa Gesualdo, che fin dalle prime battute mostra il suo attaccamento alla 'roba'.
Durante la scena dell'incendio, viene trovato Ninì Rubiera nella stanza di Bianca Trao, sorella di don Diego e di don Ferdinando. Per riscattare l'onore della sorella, don Diego chiederà alla baronessa Rubiera di acconsentire alle nozze fra Bianca e Ninì, ma la baronessa, anche lei piegata dalla logica dell'accumulo materiale, non acconsente perché Bianca, pur essendo nobile di nascita, è povera.
A sposare Bianca sarà invece Gesualdo, che su consiglio del canonico Lupi e amareggiato dagli egoismi della sua famiglia che lo sfrutta, decide di sposarla per aggiungere alla sua ascesa economica anche un'ascesa di classe sociale. Per far ciò rinuncerà a Diodata, una trovatella da cui Gesualdo ha avuto due figli che non ha riconosciuto né sostenuto economicamente. Bianca, contro il volere dei fratelli, acconsente alle nozze per riparare alla relazione colpevole con il cugino baronetto.
Il matrimonio con Bianca si rivela per il protagonista un "affare sbagliato": la donna lo respinge, il suo fisico debole riesce a dargli solo una figlia e non gli procura neanche i rapporti amichevoli con la nobiltà del paese.
Bianca ha una figlia, Isabella, che nonostante sia nata dalla precedente relazione che la donna ha avuto con il cugino, viene accettata da Gesualdo. La bambina, educata in collegio fra compagne di estrazione sociale alta, si vergogna a tal punto delle umili condizioni del padre da farsi chiamare con il cognome della madre. Divenuta grandicella ritorna al paese natale a causa della diffusione del colera, e lì si innamora di Corrado la Gurna.
Gesualdo, data la condizione poco agiata del ragazzo, si oppone al loro rapporto, e così la figlia decide di scappare con Corrado.
Il protagonista, dopo aver fatto esiliare il ragazzo, riesce a organizzare un matrimonio di riparazione fra la figlia e il duca de Leyra, un nobile palermitano decaduto che vivrà alle spalle del suocero sperperando tutte le sue sostanze.
Da qui ha inizio il declino di Gesualdo, che poco dopo la morte della moglie, si ammala ed è costretto a trasferirsi nel palazzo della figlia, dove assisterà impotente alla dilapidazione delle sue sostanze; sarà quindi preso dai rimorsi, e si renderà conto della mancanza di comunicazione fra lui e la figlia.
Consumato dal cancro, Gesualdo muore solo, tra l'indifferenza dei servitori, in una stanza appartata del palazzo dei Leyra, lontano dalla sua casa e dalla sua terra.


Figli ed amanti (Sons and Lovers) è un romanzo di David Herbert Lawrence, pubblicato nel 1913.
In quest'opera viene messo in risalto l'attaccamento quasi morboso che una madre prova verso il proprio figlio non essendo amata dal marito: è il complesso di Edipo  messo chiaramente in luce dalla psicoanalisi di Sigmund Freud.
Mrs. Morel, donna sposata con un rozzo minatore che spesso torna a casa ubriaco e che non prova quasi nessun attaccamento per lei, riversa il suo affetto sui due suoi figli, William e Paul.
Inizialmente il complesso edipico di Mrs. Morel si rivolge solo sul figlio maggiore, William, ma alla morte di questi è Paul che subisce il legame morboso che la madre ha con lui. L'attaccamento è così forte da rovinare in parte la vita del giovane Paul che non riesce a staccarsi dall'ala materna, la quale condiziona ogni sua azione e rapporto col mondo femminile.
Quando Paul incontra Miriam, stringe con lei una profonda amicizia che presto si trasforma in amore. Le pressioni della madre di Paul però lo costringono ad abbandonare la storia con la ragazza. La successiva relazione è con Clara, una giovane ragazza sposata che lavora assieme a Paul: anche questo rapporto è destinato al fallimento.
Alla morte della madre, Paul, nonostante il comportamento patologico della madre che gli ha causato la rovina delle sue storie e della sua giovinezza, è profondamente addolorato, tanto che ogni cosa per lui sembra perdere significato.


 I tre moschettieri (Les trois mousquetaires) è un romanzo d'appendice del 1884 pubblicato originariamente a puntate sul  giornale Le Siècle scritto dal francese Alexandre Dumas (padre) . È uno dei romanzi più famosi e tradotti della letteratura francese e ha dato inizio ad una trilogia, che comprende Vent'anni dopo (1845) e Il visconte di Bragelonne (1850).
I tre moschettieri del titolo sono Athos, Porthos e Aramis. Francia, 1625: lo squattrinato ed intraprendente guascone D’Artagnan si reca a Parigi per mettersi al servizio di re Luigi XIII portando con sé una lettera di presentazione indirizzata al signore di Tréville, capitano del corpo dei moschettieri.
Proprio nel palazzo di Tréville, D’Artagnan fa la rocambolesca conoscenza di Athos, Porthos e Aramis, i più celebri moschettieri del re. In pochi minuti i tre, l’uno all’insaputa dell’altro, sfidano a duello il giovane guascone. Mentre D’Artagnan sta per battersi a turno con Athos, Porthos e Aramis, intervengono le guardie del cardinale Richelieu, le quali dichiarano in arresto i contendenti in quanto i duelli sono stati proibiti. I moschettieri ed il coraggioso guascone si avventano sulle guardie a spada sguainata ed escono vittoriosi dal sanguinoso scontro. Poco tempo dopo il signore di Tréville e i suoi moschettieri vengono convocati a corte di Luigi XIII, il quale anziché rimproverarli per aver disobbedito alle leggi, si complimenta con loro.
Nella politica francese il primo ministro, cardinale Richelieu, è schierato - anche se solo formalmente - con il Re, mentre non ama per nulla la Regina Anna d'Austria, perché imparentata con famiglie che rappresentano un pericolo per la Francia. Di lei si è innamorato il duca di Buckingham: il suo è un amore folle, che non può essere apertamente ricambiato senza destare scandalo. Per convincere Buckingham a tornare in Inghilterra, la Regina gli regala dodici puntali di diamanti, ricevuti in dono dal marito. Ma Richelieu trama nell’ombra e propone a Luigi XIII di organizzare un gran ballo di corte. “Quale occasione migliore perché la Regina possa sfoggiare i puntali di diamante che le avete regalato, maestà?” chiede il cardinale, sicuro di mettere in difficoltà la sovrana. Il Re accetta la proposta e per la Regina è assolutamente necessario recuperare in tempi brevi il dono fatto al duca di Buckingham.
Contattato da Costanza Bonacieux, la guardarobiera della regina di cui è innamorato, D’Artagnan accetta l’incarico di raggiungere il duca di Buckingham in Inghilterra per farsi consegnare i dodici puntali di diamanti. Il guascone si mette in viaggio, accompagnato da Athos, Porthos e Aramis, ma la delazione del marito di Costanza mette sulle loro tracce gli uomini del cardinale, incaricati di far fallire la missione.
Alla prima sosta presso una locanda, i moschettieri sono provocati da uno sconosciuto che inneggia a Richelieu e costringe Porthos al duello. Temendo una trappola, gli altri tre ripartono e, subito fuori della cittadina di Beauvais, incontrano una decina di uomini intenti a lavorare lungo una strada dissestata: in realtà è una trappola. Aramis, ferito, viene affidato alle cure di un locandiere, mentre Athos e D’Artagnan proseguono il viaggio sino ad Amiens, dove vengono ingiustamente accusati di essere dei falsari di monete. Athos viene bloccato, ma D’Artagnan riesce a raggiungere Calais, dove, seppur ferito, s’imbarca sul traghetto per l’Inghilterra.
Raggiunta Londra, D’Artagnan si presenta al duca di Buckingham, che gli consegna i puntali di diamanti. Ne mancano però due, trafugati da Milady de Winter, una spia del cardinale. Il duca ne fa realizzare una coppia perfettamente identica all’originale dal gioielliere del Re. La missione è compiuta e D’Artagnan ritorna a Parigi, giusto in tempo per consegnare i puntali e salvare l’onore della Regina.
La vendetta del cardinale colpisce Costanza, che viene rapita da Milady, mentre D’Artagnan parte, su ordine di Tréville, alla ricerca dei tre amici moschettieri. Per primo recupera Porthos, rimasto in attesa nella locanda; poi è il turno di Aramis, ritiratosi a Crevecoeur a meditare; infine, D’Artagnan ritrova Athos, barricato nella dispensa della locanda dove era stato accusato di essere un falsario. Nel frattempo è scoppiata la guerra contro l’Inghilterra e i moschettieri vengono inviati a combattere a La Rochelle, l’ultimo possedimento degli inglesi in Francia. Per vincere la guerra, Richelieu manda Milady in Inghilterra con lo scopo di far assassinare il duca di Buckingham. Intanto D’Artagnan apprende che Costanza è stata liberata e si trova nel convento delle carmelitane di Le Bethune, ma vi giunge troppo tardi: Costanza è morente, avvelenata dalla perfida Milady.
La morte di Costanza getta nello sconforto D’Artagnan, che vuole a tutti i costi consegnare alla giustizia Milady. Insieme con i tre moschettieri e un misterioso uomo dal mantello rosso, si mette all’inseguimento della diabolica nemica, la raggiunge e l’accusa dei suoi tremendi delitti. Milady respinge ogni addebito, ed è a questo punto che avanza il misterioso uomo avvolto nel mantello rosso che si rivela essere il boia di Lilla. Anni prima Milady era stata la diretta responsabile del suicidio del fratello del boia. Ora è giunto il momento della vendetta: Milady viene condannata a morte e decapitata la notte stessa.
Anziché combattere i suoi avversari, Richelieu, uomo privo di scrupoli che ha però sempre agito per il bene della Francia, riconosce i servizi resi al paese da D’Artagnan e dai suoi tre amici, concedendo al guascone la nomina a luogotenente dei moschettieri. Un sogno si è avverato: D’Artagnan è festeggiato da Athos, Porthos e Aramis, non più solo amici, ma ora anche colleghi.

9 commenti:

  1. Brava Elettra,questo è un post interessantissimo(si può dire?),tranne Figli e Amanti gli ho letti tutti,ho trovato molto pesante Mastro Don Gesualdo,Verga non mi ha mai attratto granchè!
    Ho anche io quella raccolta,leggete,leggete,leggete! Fa bene all'anima e allo spirito!

    Ciao,Buona giornata!

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  2. Li ho letti tutti, anche se non tutti mi sono piaciuti.
    Brava grazie. ciao

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  3. interessante,mi hai fatto rispolverare la memoria,su letture fatte anni fa,buona giornata

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  4. I have never read one of these, I won't confess which one, but you just convinced me to try it!

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  5. Thanks for a very interesting post. I'm going to have to re-read some of these books.

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  6. Hi B.S., la lettura è un piacere che rende possibile vivere tante vite diverse in una!

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  7. Cara Elettra qui da te la lettura non manca, io purtroppo non ho letto tanto , ma si dice che non è mai troppo tardi...
    Qualcosa si sta muovendo in me, vedo che è molto interessante.
    Un forte abbraccio,
    Tomaso

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  8. Hi Elettra,
    Stendhal, Verga, Dostoevsky, Duma ... all famous names in world literature, published in whatever native language ... Have a nice weekend - Rita

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