" Le guerre brigantesche furono combattute senza speranze e senza arte, guerre infelici e destinate sempre ad essere perdute, ma sorte da una volontà elementare di giustizia che nasceva dal nero lago del cuore!"
Carlo Levi
Innanzi tutto i "briganti" calabresi non erano dei malfattori o banditi come qualcuno vuole insinuare. Erano operai, artigiani, contadini ribelli alla prepotenza ed ai soprusi dello straniero, allo sfruttamento continuo dei lavoratori, alle ingiustizie sociali, alla corruzione, alle dure leggi degli oppressori, al disumano trattamento della gente indifesa, alla persecuzione degli innocenti. Tale affermazione non e' una nostra convinzione, ma il risultato di alcuni avvenimenti storici che si verificarono in Calabria anche durante la triste dominazione francese dei primi anni del 1800. Le tasse sempre più pesanti e le leggi sempre più insopportabili avevano ridotto la popolazione alla fame e alla disperazione, ed ecco il sorgere dei "briganti"! Ecco i "pedacisi" (di Pedace - Cosenza) ribellarsi allo strapotere dei francesi. Nel bosco di Malaparte i "pedacisti" affrontarono coraggiosamente il nemico, superiore per numero e per mezzi, e, dopo una sanguinosa lotta corpo a corpo durante la quale caddero eroicamente moltissimi di essi, furono sconfitti. I superstiti, guidati da un certo Lorenzo Martire ed incoraggiati da Padre Domenico Rota, nemico acerrimo dei francesi, si dispersero fra i boschi per continuare la guerriglia e per sottrarsi alla vendetta del nemico. E nessuno deve meravigliarsi se durante la latitanza dei ribelli calabresi, braccati dagli oppressori, si sono verificati degli atti incolsulti di violenza. I contadini calabresi erano ridotti a vivere tra fatiche e debiti per pagare le tasse, per cui non negavano il loro aiuto a coloro, come ai cosiddetti "briganti", che avevano il coraggio di ribellarsi alle dure leggi dei tiranni. Ed e' bene precisare che solo per questo motivo essi erano ospitali a chi si dava alla macchia.
A cura di Francesco Sisca
Il "brigante" piu' noto della Calabria e' considerato Giuseppe Musolino . Ma chi era veramente questo famigerato "brigante"? Un lavoratore tranquillo di S. Stefano d'Aspromonte, dov'era nato il 1875, quando fu arrestato perche' avrebbe sparato e ferito un uomo. Cerco' con ogni mezzo di dimostrare la sua innocenza, ma inutilmente! Fu condannato a ventuno anni di carcere per colpa di alcuni testimoni falsi. La lettura della sentenza del magistrato dell'Assise di Reggio Calabria lo sconvolse e, con animo fermo, giuro' di vendicarsi cantando a bassa voce il motivo della canzone del brigante Martino:
"'Nd ebbiru lligrizza chiddu jornu / quandu i giurati cundannatu m'hannu... / ma si pi sciorta a ddu paisi tornu / chidd'occhi chi ridiru ciangirannu. / (N'ebbero allegrezza quel giorno / quando i giurati condannato m'hanno / ma se per sorte a quel paese torno / quegli occhi che risero piangeranno. /
Dopo due anni riusci' ad evadere (gennaio 1899) dal carcere di Gerace e divento' il "brigante" dell'Aspromonte! Si vendico' dei suoi accusatori e dei suoi nemici uccidendo sette persone e ferendone undici. In quel tempo, in Calabria e fuori, Musolino era diventato un mito, il re della foresta. Si vedeva ovunque, ma nessuno riusciva a precisare dove. Dopo una lunga ed avventurosa latitanza, fu catturato per puro caso da due carabinieri in perlustrazione. Musolino si trovava nelle campagne di Acqualunga (Urbino) quando avvisto' due carabinieri, armati di tutto punto, che lo seguivano. Temendo di essere stato scoperto, si mise a correre in cerca di un posto sicuro. Correndo, sfortunatamente per lui, urto' ad un filo spinato di un reticolato, coperto di arbusti, e rimase impigliato per cui i carabinieri non trovarono alcuna difficolta' ad ammanettarlo. Era il 1901. Dopo qualche anno fu processato e condannato all'ergastolo. Musolino non ebbe la forza di resistere al suo dramma ed impazzi' in carcere. Il 1946 fu graziato e si stabili', ormai stanco ed inebetito, a Reggio Calabria dove mori' il 1956.
Giuseppe Musolino
Famosa brigantessa fu Marianna Oliviero detta Ciccilla che sposò Pietro Monaco. Questo suo matrimonio era stato preceduto da una tragedia. Il Monaco aveva già sposato Concetta Oliviero, sorella di Ciccilla, ma le sue attenzioni erano per Ciccilla non per la moglie Concetta, e Ciccilla folle di gelosia, attrasse in inganno la sorella in casa e la uccise a coltellate. Poi raggiunse il suo uomo e divenne brigantessa, prendendo parte a sequestri ed uccisioni. Fra l'altro, i coniugi briganti sequestrarono il vescovo di Nicotera e il canonico Benvenuto; riuscirono ad arraffare 15.000 ducati, ma, durante un conflitto con la Gguardia Nazionale, i due religiosi riuscirono a fuggire. La banda ne aveva fatte tante che alcuni gregari si lasciarono convincere a far fuori il capo. Pietro Monaco infatti fu ucciso, e Ciccilla, benchè ferita, fuggì per la campagna, Divenne lei il capo della banda. Catturata infine da un reparto del 58° fanteria comandato dal capitano Dorna, fu rinviata a giudizio e condannata a morte dal tribunale di Catanzaro, pena commutata in quella dei lavori forzati. Fu una brigantessa "bella e crudele", come raccontavano i suoi paesani, donna di fede con "carattere di comando". …….. Maria Oliviero preparò la catasta di legna per bruciare il corpo del marito, come si usava per i briganti uccisi in combattimento, ed al capitano Dorna disse: "se non era per quel traditore, anche con Pietro Monaco morto la banda restava, la guidavo io Maria Oliviero moglie di Monaco". Arrestata fu deferita, al tribunale di Catanzaro, dove arrivarono altre brigantesse tutte vestite in nero. La gente di Calabria cantava: "la fimmina di lu brigante Monaco murìu, lu cori comu na petra mpttu tinia".
Marianna Oliviero
I problemi che avevano originato il brigantaggio e che, in gran parte, risalivano alla responsabilità del governo borbonico, restavano però irrisolti e, in seguito, per molti abitanti del Sud l'unica speranza di sopravvivenza fu legata all'emigrazione. Lo squilibrio strutturale tra nord e sud d'Italia verrà affrontato in modo più organico dalla classe dirigente italiana e prese avvio il dibattito sulla questione meridionale, nei termini sociali ed economici in cui la conosciamo ancora oggi.
Una bellissima lezione di Storia,di quella vera.
RispondiEliminaBravissima Elettra,a scuola,i briganti,ancora oggi passano come banditi e malfattori.
Buona notte!
Francesco
Thank you for a fascinating post about the history of your region. I enjoyed it very much.
RispondiEliminaMolto interessante leggere storia della nostra Italia e venire a conoscenza della verità, sempre!!Buon inizio settimana cara Elettra!
RispondiEliminavery good reportage!! complimenti!
RispondiEliminaHi B.S., un viaggio appassionante nella storia del brigantaggio calabrese da cui si impara molto. Ben fatto Elettra!
RispondiEliminada prof di matematica posso confermati che sei un'abile prof di storia
RispondiEliminaciao collega!
Verità? E' giusto avere sempre dei dubbi su quello che ci viene raccontato.
RispondiEliminaNon sono daccordo sulla giustizia fai da te.
ciao. ti leggo sempre volentieri.
Una pagina di storia molto interessante. Grazie per le informazioni oggettive che hai postato, rendono più chiaro lo stato di "brigantaggio" e sfatano dei miti generati da false convinzioni.
RispondiEliminaComplimenti!!!
Buona settimana
Complimenti cara Elettra, hai portato una storia che sembra lontana, ma ancora oggi esistente, coloro che per la libertà sono eterni briganti.
RispondiEliminaTutti però hanno lo stesso ideale.
Buona settimana, con un intenso abbraccio,
Tomaso
Brava, Elettra!
RispondiEliminaPost molto interessante, trattato in modo competente.
RispondiEliminaHello! Very interesting post!
RispondiEliminaCiao Elettra, é interessante quello che scrivi. Anche in Ungheria c'erano dei "briganti" molto simili, a volte amati dai poveri.
RispondiEliminaBaci